Al mattino prendiamo il telefono per spegnere la sveglia, poi leggiamo i messaggi su whatsapp e le notifiche sui social, apriamo la mail e i quotidiani digitali.
Nel giro di mezz’ora siamo già catapultati nel mondo fuori dalla nostra camera, ancora prima di esserci alzati dal letto.
È un’abitudine che ci dà un piacere momentaneo ma alla lunga contribuisce a farci sentire stanchi, frastornati e stressati già a partire dalle prime ore della giornata.
Oggi più che mai
Tutto questo accadeva già prima della pandemia da COVID, che ha imposto a tantissime persone lo smart working (o meglio, le ha costrette a adattare il lavoro “analogico” che svolgevano prima a una forma digitale, che di smart in realtà ha ben poco).
Così, il lavoro da remoto si è subito trasformato in stress e fatica mentale da iper-connessione.
Una delle categorie più colpite è quella degli insegnanti, che insieme agli studenti si è sobbarcata il peso di un cambiamento radicale di molte delle abitudini consolidate che fino a ieri costituivano il loro rituale quotidiano.
Per quanta dimestichezza un insegnante o uno studente possa avere con gli strumenti digitali, infatti, fino a ieri la scuola era in presenza (anzi, la relazione è un elemento fondamentale dell’insegnamento) e la necessità obiettiva di misurarsi con lezioni online, software e piattaforme ha gravato pesantemente sul benessere di molti di loro.
Consapevolezza
Niente è più come prima. La grande trasformazione a cui il mondo sta assistendo ha nel digitale un sicuro strumento di avvicinamento tra le persone, laddove il distanziamento fisico ha cambiato, probabilmente in modo definitivo, tante nostre vecchie abitudini.
Il digitale è già oggi ancora più presente di quanto non lo fosse ieri e lo stiamo usando tantissimo per sentire la vicinanza delle persone care, per lavorare e studiare, sono aumentati vertiginosamente gli acquisti online (studi e osservazioni sulle abitudini dei consumatori lo stanno testimoniando proprio in questi giorni).
Insomma, il digitale ci serve.
Ecco perché oggi più che mai abbiamo bisogno di imparare come gestirlo per trarne tutti i vantaggi che indubbiamente ha ed evitarne al massimo i disagi che comporta.
Perché il digital detox? E perché è così importante per chi anima la scuola?
Ma se del digitale abbiamo così bisogno, se è obiettivamente così utile sia per chi sta da una parte che dall’altra della cattedra, perché parlare di disagi?
In fondo, lo abbiamo visto, con uno smartphone possiamo fare praticamente tutto: controllare i social, sentirci vicini ai nostri cari, gestire il conto in banca, fare acquisti, lavorare, sapere cosa accade nel mondo, usare la sveglia al mattino e ricordarci gli appuntamenti.
I vantaggi che ci dà sono indubbiamente tantissimi, ma il prezzo che paghiamo in cambio è la risorsa più preziosa che abbiamo: la nostra attenzione.
L’attenzione è la risorsa di cui avremo sempre più bisogno nel nuovo mondo e nella nuova scuola che ci aspettano e gli insegnanti questo lo sanno molto bene: non possiamo permetterci di disperderla.
Siamo tutti, insegnanti e studenti inclusi, perennemente distratti dal continuo flusso di informazioni che ci arriva in ogni momento dallo smartphone, dalle foto alle vignette divertenti alle e-mail più importanti e troppo spesso finiamo per stancare il cervello nel tentativo di recuperare o peggio, lavorare in multitasking.
I social in particolare funzionano in un sistema di ricompense per cui i like, che scatenano dopamina, inducono il nostro cervello a cercare altri like, altre ricompense, altra dopamina.
E così, un like dopo l’altro, ci sfugge il tempo, passano in secondo piano le priorità, trascuriamo i nostri progetti.
In una parola, ci distraiamo.
Il tempo medio di concentrazione di un pesce rosso è 9 secondi, il nostro di 8.
Non riusciamo più a controllare il flusso di informazioni in modo da trarne solo i vantaggi, ma ci ritroviamo ad esserne controllati perché nella connessione troviamo tutta la nostra soddisfazione, a discapito della concentrazione necessaria a portare a termine i compiti, lavorare focalizzati, restare sul pezzo.
Nessuno, né gli insegnanti né i loro ragazzi possono permettersi oggi di perdere la concentrazione, perché la scuola che li aspetta da settembre porrà nuove sfide a cui è essenziale essere pronti a rispondere adeguatamente.
Un insegnante che oggi ha questa consapevolezza ha uno strumento in più per evitare il burnout e può accompagnare i propri ragazzi in un percorso di cambiamento attraverso la conoscenza di alcuni aspetti basilari del funzionamento del nostro cervello.
Come fare? (Suggerimenti per tutti)
1. Possiamo imparare a fare economia dell’attenzione attraverso il “silenzio digitale”.
Stacchiamo le notifiche “push” che tengono la nostra attenzione ininterrottamente sull’arrivo di nuove informazioni. Ricordiamo che non sono le informazioni a dover trovare noi ma noi a decidere se e quando cercare loro!
Abituarci a staccare le notifiche ci aiuterà anche a curare le nostre relazioni e dedicare tutta la nostra attenzione a chi sta cenando con noi, o a prenderci dei momenti di “stacco” dal parrucchiere o in palestra, far riposare la mente lasciando andare i pensieri o leggendo un libro.
Decidiamo noi quando, quante volte e per quanto tempo, durante la giornata, guardare la mail, whatsapp e i social.
2. Possiamo smettere di lasciarci guidare dallo smartphone, che attraverso le notifiche e quel sistema di ricompense ci tiene incollati e distratti e iniziare ad usare il sistema delle ricompense in modo furbo.
Con un po’ di pazienza e forza di volontà, possiamo ricondurre il nostro cervello ad un sistema positivo, in cui la ricompensa viene riempita di senso e va nella direzione della concentrazione anziché della distrazione, come è adesso.
Ad esempio, adottando la tecnica del pomodoro, in cui dedicare un certo lasso di tempo al lavoro in piena e assoluta concentrazione cadenzato da pause premianti, che serviranno a far riposare il cervello e darci un po’ di quella dopamina (ma tassativamente lontano dallo smartphone): un pezzetto di cioccolato, l’ascolto del nostro brano musicale preferito, un caffè.
3. Possiamo trovare una semplice soluzione per allontanare la pessima abitudine di iniziare la giornata guardando lo smartphone: lasciarlo lontano dal comodino alla sera.
Il duplice vantaggio di tornare alla cara vecchia sveglia (va bene anche digitale!) è che – oltre ad un risveglio “slow” ci regalerà anche un sonno migliore perché non possiamo negare che se la prima cosa che facciamo al mattino è guardare lo smartphone, l’ultima che facciamo alla sera è … guardare lo smartphone!
Approfittiamo dell’estate per prepararci al rientro: non sappiamo ancora quale evoluzione avrà l’insegnamento e noi di Organizzare Italia lavoriamo in anticipo per aiutarvi con una migliore organizzazione che tenga conto delle energie mentali e delle priorità per iniziare con il piede giusto!